Pellicole ritrovate: AGFAPHOTO APX 100

Tanto antica quanto affascinante è la storia che si cela dietro all’illustre marchio Agfa, il mitico brand che unendo l’innovazione dei prodotti fotografici belgi alla tecnologia “a colori” tedesca ha dato vita, nel lontano 1867 a Berlino, alla Actien-Gesellschaft für Anilin-Fabrication, abbreviato poi in Agfa, un’azienda di fama internazionale che ad oggi si distingue per l’alta qualità dei prodotti e l’inesauribile fame di innovazione.

A partire dalla fine del diciannovesimo secolo Agfa è stata impegnata nello studio e nella fabbricazione di prodotti fotografici, partendo da una piccola azienda, stringendo nuove collaborazioni, fino a espandersi e arrivare al mercato delle masse. Ma è tra gli anni ’60 e ’70 che arriva il vero successo e immediatamente la prima crisi. A mettere in difficoltà la società altro non è che il debutto del digitale, ed è qui che Agfa si è distinta rispetto ad altri competitors del settore. Dal preludio di una fine ha saputo leggere la possibilità, reinventandosi e convertendo parte della produzione per riuscire a rispondere alla mutevole domanda del mercato. Questa capacità di adattamento l’ha fatta arrivare fino ai giorni nostri dove, con il ritorno del trend analogico, Agfa è tornata a produrre pellicole e prodotti di grande qualità, conquistando un posto speciale nel cuore di ogni fotoamatore.

Nonostante la sua affascinante storia, la mia curiosità non mi aveva mai spinto a provarne una. Il grande giorno è arrivato solo qualche mese fa quando, sebbene inizialmente un po’ titubante – e non nego con aspettative piuttosto basse – ho deciso di offrire alla pellicola una chance e di metterla alla prova. Zaino in spalla e macchina fotografica alla mano, ho caricato un rullino AgfaPhoto APX 100 nella mia Canon AE-1 e sono andata alla scoperta della città di Como e dei suoi affascinanti scorci sul lago dove, immersa tra borghi antichi, terrazze con vista e case senza tempo, ho avuto modo di testare l’emulsione in diverse situazioni e poter trarre le mie conclusioni. Ma prima di arrivarci, analizziamo il processo di sviluppo dei negativi.

AgfaPhoto APX 100 può essere trattata con diversi tipi di sviluppo: io ho optato per l’R09 One Shot alla diluizione 1+50 alla temperatura di 20°C per un tempo totale di 10 minuti. Trenta secondi di agitazione continua e a seguire un rovesciamento ogni 30 secondi.

Per lo stop ho utilizzato invece il classico Ilfostop marcato Ilford. Diluzione 1+19 alla temperatura di 20°C, agitazione continua per un minuto – tempo più che sufficiente affinché il ciclo di arresto si completi.

Passando al fissaggio, mi sono affidata al fedelissimo FIX-Ag, alla diluizione 1+5 per 5 minuti.

Infine, dopo aver sciacquato la pellicola per una ventina di minuti sotto acqua corrente, sono passata all’imbibente: per questo ultimo step, ho usato il Washing Bath di Ars-Imago. Ne basta una piccola goccia, da diluire in acqua distillata direttamente nella tank con la pellicola inserita, e lasciare agire per circa un minuto.

E ora la parte più attesa: gli scatti.

© Chiara Cagnan

Ho iniziato la gita passeggiando per i borghi antichi che si innalzano numerosi sulle sponde del lago di Como, intenta a catturare ogni angolo e a donare a ogni dettaglio una sfumatura di grigio differente. Guardando gli scatti, posso dirmi soddisfatta del risultato: nella prima fotografia, a colpirmi è la varietà dei toni presente sull’intonaco del muro, in grado di evidenziare l’ampia gamma tonale della pellicola. Anche le foglie della seconda foto, così in risalto rispetto al muro, sono una prova della grana fine e dell’ampia tolleranza di esposizione che caratterizza questo film. Nella terza, invece, il risalto della grata rispetto allo sfondo è notevole, eppure non così marcato. L’aspetto più interessante – che potrebbe sfuggire ad un occhio poco attento – è indubbiamente la vasta gamma di grigi del bosco sullo sfondo, che dona dinamismo e vivacità ad uno scatto che, in altre condizioni, risulterebbe sicuramente più piatto e statico.

© Chiara Cagnan

Ho continuato la mia passeggiata in costa, dove ad accogliermi c’era una terrazza panoramica vista lago e una panchina che sembrava invitarmi a scattare. E così ho fatto. Nonostante lo sfondo risulti leggermente fuori fuoco e addirittura sfumato, i neri sono profondi e i soggetti in primo piano ben separati. Addirittura, in tutte e tre le fotografie è possibile distinguere chiaramente ogni singolo filo d’erba dal resto del mucchio, e nella terza è facile individuare persino le venature del legno della recinzione. Tuttavia, è bene notare come i contrasti non siano mai decisamente troppo netti – come può invece accadere con una Kodak T-max 400, specie in condizioni di luce molto elevate. Questo perché la scala dei grigi, essendo sempre ricca e cromatica, offre una quantità pressoché illimitata di sfumature, restituendo scatti profondi e dettagliati.

© Chiara Cagnan

Di questa ultima fotografia i dettagli che più mi colpiscono sono senza dubbio i contorni: sia le foglie contro il campanile della chiesa, sia la figura che cammina dandoci le spalle sono come contornati da un’aurea di luce propria. Un po’ per il gioco di luci ed ombre che gli alberi del bosco hanno sicuramente contribuito a creare, ma indubbiamente il merito è da attribuire all’elevata precisione della pellicola, che permette di ottenere contrasti eccellenti e non risultano mai eccessivi o troppo marcati.

Nonostante io abbia utilizzato il film solamente in condizioni di esterno, suggerisco di sperimentare anche la sorella AgfaPhoto APX 400 e di testare entrambe le pellicole in diverse situazioni: dalla fotografia di architettura, alla paesaggistica, fino alle nature morte.

In conclusione, sebbene fossi partita con delle aspettative piuttosto basse, devo ammettere che AgfaPhoto APX 100 mi ha piacevolmente stupita: rapporto qualità prezzo a parte – si tratta di un film decisamente competitivo che la rende una opzione molto appetibile tra gli amatori – mi aspettavo scatti mediocri e piatti, e invece ho ottenuto fotografie profonde, dettagliate e ricche di sfumature. Molto differente rispetto alle altre pellicole da 100 ISO – penso per esempio ad una Rollei RPX 100 o ad una Fomapan 100, che si caratterizzano per la vivacità dei neri e l’intensità dei contrasti – AgfaPhoto APX 100 è in grado di regalare scatti dai toni morbidi, delicati, in un certo senso nostalgici.

Una pellicola storica e senza tempo, che anche a distanza di decenni riconferma la sua validità anche in un mercato in continua evoluzione, continuando a dare vita a scatti ricchi di dettagli, sfumature di grigi e suggestioni in bianco e nero.

Chiara Cagnan